strumenti per la gestione del colore: Scale cromatiche con vernici e pennelli

ColorWorkDesk: il software innovativo per la gestione del colore e delle vernici

URAI ha creato uno strumento intuitivo, tecnologico e assolutamente indispensabile per ogni azienda produttrice di colori e vernici

Il settore della colorimetria, sempre più coinvolto dalle innovazioni digitali, necessitava di uno strumento in grado di semplificare e ottimizzare il lavoro degli operatori. A questo scopo, URAI ha realizzato ColorWorkDesk, una linea di soluzioni in grado di soddisfare tutte le esigenze di colorimetria industriale.

In questo articolo:

  • Luce e percezione: ecco come nasce il colore
  • Un primo problema da risolvere: il colore è soggettivo?
  • La comunicazione del colore: i metodi riconosciuti
  • Lo spettrofotometro: uno strumento indispensabile per la misurazione del colore
  • ColorWorkDesk rivoluziona la colorimetria e semplifica il lavoro
  • 5 step per la tua colorimetria: come lavora il software
  • Il colore è servito: quando i software dialogano efficacemente

Luce e percezione: ecco come nasce il colore

Nel parlare di colori, non ci si può esimere dal citare l’essenza stessa di ogni colore: la luce.
Per capire come nascono i colori, diventa fondamentale, allora, comprendere innanzitutto cos’è la luce e come agisce.
Ebbene, tecnicamente ciò che viene definita luce non è altro che la porzione di spettro elettromagnetico visibile dell’occhio umano, compresa tra le lunghezze d’onda di 400 e 700 nanometri.

Una caratteristica interessante della luce è che essa può interagire con la materia circostante in diversi modi, uno dei quali, l’assorbimento selettivo, ci riguarda direttamente e ci interessa particolarmente in questa sede. L’assorbimento selettivo è, infatti, ciò che ci consente di percepire il colore, o meglio di percepire alcune lunghezze d’onda della luce.
Già, alcune. Non tutte.

Questo perché noi siamo in grado di percepire le lunghezze d’onda che non vengono assorbite dalla materia. Di conseguenza, ciò che vediamo, il colore di un oggetto, sono in realtà le lunghezze d’onda riflesse dall’oggetto e restituite al nostro occhio.
Una conferma di ciò si ha nel caso della percezione del “Nero”: quando percepiamo un oggetto nero, e quindi privo di colore, significa che questo è stato in grado di assorbire tutte le lunghezze d’onda del fascio di luce che lo ha colpito. Di fatto, l’oggetto avrà assorbito tutti i colori.

Un primo problema da risolvere: il colore è soggettivo?

Ora, se è vero che la visione del colore dipende dalle capacità del nostro occhio di recepire le lunghezze d’onda riflesse, emesse o trasmesse da un oggetto, e anche vero che non tutti gli occhi hanno le stesse abilità.
L’interazione tra la luce e i fotorecettori della retina è, infatti, qualcosa di assolutamente soggettivo. Il daltonismo è, forse, l’esempio più evidente delle diverse possibilità percettive degli occhi umani. Ma se la percezione del colore è soggettiva, allora diventa necessario e impellente, per chi si occupa di colore, trovare un modo universale e inequivocabile per misurare, quantificare e poter così comunicare il colore.

La comunicazione del colore: i metodi riconosciuti

Un metodo per esprimere numericamente il colore, in effetti, è stato trovato. Anzi, ne sono stati trovati ben due in passato.

La “Commission Internationale de l’Eclairge” (CIE), un’organizzazione internazionale che si occupa di studiare la luce e il colore, ha sviluppato, negli anni, due modelli, ancora oggi riconosciuti tra i più validi e utilizzati in tutto il mondo per la comunicazione del colore:

  • Lo spazio di colore Yxy, ideato nel 1931 e basato sui valori di tristimolo XYZ definiti dalla CIE.
  • Lo spazio di colore L*a*b*, più noto come CIELAB, risalente al 1976 e in grado di uniformare al meglio le differenze di colore in relazione alla percezione visiva.

Lo spettrofotometro: uno strumento indispensabile per la misurazione del colore

La domanda successiva della questione diventerà, allora, necessariamente la seguente: “Come lo misuriamo il colore in modo univoco?”
A tal riguardo, a supporto degli operatori, esistono strumenti creati appositamente per misurare e controllare la qualità del colore.

Gli spettrofotometri sono i dispositivi utilizzati in colorimetria per acquisire il colore e identificarlo in modo univoco, allo scopo di quantificare le differenze o di trovare corrispondenze tra colori diversi. Queste possibilità di quantificazione puntuale dei colori consentono agli operatori di mantenere l’uniformità di un determinato colore in tutte le fasi di processo.

La scelta del modello più adatto alle specifiche esigenze e, in seguito, la sua corretta configurazione sono, di conseguenza, passaggi fondamentali per l’operatività quotidiana.

 

ColorWorkDesk rivoluziona la colorimetria e semplifica il lavoro

La linea ColorWorkDesk può contare su un perfetto mix di strumenti, software e tecnologie, in grado di garantire altissime performance di precisione nella misurazione, nel controllo e nella gestione del colore. L’ampia gamma di spettrofotometri da banco e portatili di nuova generazione, dotati di tecnologia di illuminazione fisica LED o XENON, rappresenta il supporto ideale al software di Controllo Qualità Colore.

Per l’operatore il sistema è intuitivo e di facile utilizzo, consente diverse geometrie di lettura (sfera d/8° e 45/0°) e si avvale di moderne connessioni bluetooth e USB, necessarie per far dialogare i diversi modelli di spettrofotometro ColorWorkDesk al software desktop per PC o all’app per smartphone e tablet.

Ma gli spettrofotometri, per quanto performanti, non sono che strumenti di supporto, perché il vero punto di forza del sistema sviluppato da URAI sono le applicazioni software per l’analisi e la gestione del colore. Queste costituiscono un sistema completo, versatile e di facile utilizzo, in grado di rispondere efficacemente alle più diverse esigenze operative, grazie anche a una grafica moderna e intuitiva e a una elevata velocità di calcolo.

Insomma, se l’obiettivo era quello di semplificare e rendere più agile il lavoro agli operatori, allora è stato centrato in pieno. Non resta, ora, che capire come funziona questo software e come può essere utilizzato al meglio dagli operatori.

5 step per la tua colorimetria: come lavora il software

Il sistema di URAI è ben collaudato, tanto che il software esegue operazioni puntuali e veloci, riassumibili in 5 step:

  • Inserimento: grazie agli spettrofotometri il colore viene acquisito e inviato al database.
  • Apprendimento: una volta acquisiti i singoli componenti di una formulazione, questi vengono memorizzati nel database per usi futuri.
  • Elaborazione: il sistema ha una velocità di calcolo ottimale, derivata da algoritmi appositamente sviluppati e collaudati in laboratori colore dagli analisti URAI.
  • Restituzione: il sistema restituisce la formulazione colore richiesta in pochi secondi.
  • Gestione: il Navigatore Dati contenuto nel software permette all’operatore di gestire efficacemente le misure effettuate, organizzandole in comode cartelle e sotto-cartelle.

Tutti questi passaggi sono possibili grazie alla presenza di un server centrale, nel quale convergono e vengono raccolti, gestiti e condivisi tutti i risultati delle formulazioni richieste via via dai diversi utenti che utilizzano ColorWorkDesk.

Il colore è servito: quando i software dialogano efficacemente

Sfruttando la tecnologia cloud, quindi, il sistema gestisce ogni richiesta di formulazione a livello centralizzato, offrendo a tutti gli operatori un database sempre aggiornato e condiviso, a cui poter accedere anche grazie alla comoda app da installare sui più diversi device, sviluppata per rendere il lavoro ancora più smart e veloce.

All’operatore, di conseguenza, basta solo acquisire il colore con uno spettrografo e, tramite il software client installato su device, inviare una richiesta di elaborazione al software server centrale e attendere che questo faccia il resto del lavoro. Il server, infatti, elabora l’input ricevuto e restituisce in pochi secondi al client il risultato. Il client, a sua volta, visualizzato tale risultato, chiude la connessione.

Ecco allora, che le possibilità di un operatore di laboratorio addetto alla formulazione si ampliano, perché oltre a poter caricare e archiviare le proprie formule nel database centrale, potendole gestire a piacimento, potrà anche condividerle con tutti gli altri client collegati e sfruttare le altrui condivisioni. In tal modo si innesca un circolo virtuoso di collaborazione tra gli elementi della community, che vedranno velocizzate le performance del software a tutto vantaggi del proprio lavoro.

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